Tutti i civili rinchiusi nell’acciaieria Azovstal di Mariupol sono stati evacuati.
Donne, bambini e anziani che erano rinchiusi da mesi in condizioni disumane nell’acciaieria di Azovstal sono stati portati fuori al sicuro. Il sito è diventato nelle ultime settimane il simbolo della resistenza ucraina contro la forze russe che cercano di espugnare l’ultima roccaforte. Nel frattempo i civili vivevano nei bunker dell’acciaieria senza cibo né acqua da mesi ormai.
A diffondere la notizia del completamento dell’evacuazione dei civili è stata la vice prima ministra ucraina. Anche il ministro della Difesa ha confermato con un comunicato la notizia del completamento dell’«operazione umanitaria per evacuare i civili» dallo stabilimento, avvenuto con l’ausilio di rappresentanti dell’ONU e della Croce Rossa.
Le operazioni di salvataggio non sono state semplici perché si sono svolte sotto i bombardamenti. Il cessate il fuoco pattuito era stato violato dall’esercito russo, impedendo l’evacuazione dei civili. I soldati russi hanno continuato a sparare contro l’acciaieria anche nel momento della liberazione dei civili. Nonostante tutte queste avversità, l’acciaieria è stata evacuata ma restano ancora un migliaio di civili a Mariupol.
Nessuno ha intenzione di mollare Mariupol
La Russia non ha intenzione di lasciar perdere Mariupol perché è fondamentale per il progetto di Putin di collegare il Donbass alla Crimea. Inoltre, Mariupol è una città portuale e quindi necessaria per il commercio ucraino. In questo modo, la Russia toglierebbe all’Ucraina il suo accesso al mare che insieme al porto di Odessa provvede alla maggior parte dell’entrata del paese.
Ma nemmeno le forze di resistenza ucraine sono disposte alla resa. I soldati del battaglione Azov che stanno difendendo l’acciaieria Azovstal hanno detto: “Combatteremo fino alla fine”. Prokopenko ha detto che sono “più di 25mila le persone che sono morte a Mariupol, in gran parte civili” e ha chiarito che “la resa per noi è inaccettabile, ci ucciderebbero comunque”.